E' bello ogni tanto potersi svegliare tardi, con la consapevolezza che puoi permetterti di non fare nulla per buona parte della giornata... Bere il caffè e leggere il giornale, mettere su un disco che non ascoltavi da tanto, ciabattare per casa con addosso la felpa con i buchi di quando andavi ancora a scuola e i pantaloni a scacchi bianchi e neri che una volta sfoggiavi per strada e ora invece un minimo di amor proprio ti porta ad indossare solo in luoghi esclusi al pubblico.
Forse oggi pomeriggio vado a fare un giro in montagnola, forse no.
Ieri ho visto un amico, un collega, una persona che negli ultimi anni è stata un po' una figura di riferimento. Ora sta male, di quei mali che vengono dalla testa e il medico ti può dare solo delle gocce per stare un po' calmo, ma la cura deve venire da te, dallo stesso posto in cui è nato il male. Fa impressione vedere qualcuno a cui ti sei appoggiato quando avevi bisogno, qualcuno che pensavi invunnerabile, qualcuno a cui vuoi bene, piangere e tremare. E tu sei li e non puoi fare nulla e tutto quello che dici sembra inutile, idiota e fuori luogo.
Ma lui è forte e so che ne uscirà.
Poi c'è questo partire e ritornare in continuazione. Da un lato mi affascina, mi piace vedere albe e tramonti da angolazioni diverse e il paesaggio che mi cambia intorno. Però mi stanca anche un po', che quando sono via faccio fatica ad apprezzare i posti in cui sono, e quando sono a casa ho giusto qualche istante e devo scegliere accuratamente con chi trascorrerlo. Poi è di nuovo casello e autostrada e un teatro polveroso e una camera che non è la mia...